Vincenzo Monti (Alfonsine, 19 febbraio 1754 – Milano, 13 ottobre 1828) è stato un poeta, scrittore, traduttore e drammaturgo italiano.
Viene comunemente ritenuto l'esponente per eccellenza del Neoclassicismo italiano, sebbene la sua produzione abbia conosciuto stili mutevoli e sia stata a tratti addirittura vicina alla sensibilità romantica. Principalmente ricordato per la notissima traduzione dell'Iliade, fu al servizio sia della corte papale sia di quella napoleonica ed infine fu vicino agli austriaci dopo il Congresso di Vienna, manifestando spesso diversi cambi di visione politica e religiosa, anche repentini e radicali (ad esempio da reazionario controrivoluzionario a illuminista giacobino nel periodo rivoluzionario del 1793-1794), sia per l'entusiasmo del momento sia per motivi di opportunità; pur riconoscendo il suo costante patriottismo di fondo, per le sue posizioni camaleontiche, fu per questo definito da Francesco de Sanctis "segretario dell'opinione dominante" e ricevette critiche (ad esempio da Foscolo, inizialmente suo amico, e da Leopardi), sebbene dai più considerato tecnicamente un abile verseggiatore e traduttore, lodato anche da autori come Stendhal, Alfieri, Tommaseo, Carducci e Parini.